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domenica 30 giugno 2013

Circumnavigando il Monte Lavane

Per fortuna la temperatura odierna non si è mai alzata oltre i 30°, non acutizzando l'impegnativo quanto incredibile circolare in fuoristrada MTB che oggi, domenica, abbiamo pedalato sulle alte vette appenniniche, quelle proprio al confine tra Romagna e Toscana. Partenza da Tredozio con un buon ritmo fino alla cima del Tramazzo, il bivio che scende & sale fino al Valico del Peschiera: da questo punto si ricomincia a salire, oltre quota 1000, sulla carrareggia che accompagna il tratto del viadotto algerino fino alla Cima del Monte Lavane (1250 mt) e giunti qui lo spettacolo è assicurato! un balcone naturale che ha pochi uguali, soprattutto quando ci si siede su quella panca situata nei pressi della Capanna del Partigiano, dove i confini sembrano senza fine e regalandoci una vista sublime.
Si prosegue verso Campigno, ma nel bosco "sbagliamo rotta" per un sentiero tecnicamente più impegnativo, ma che ugualmente ci conduce al borgo, dove il ristoro è garantito presso la Locanda-Ristorante. Lunga discesa fino a Marradi e poi Popolano per ritrovare una "vecchia conoscenza", la salita della Cavallara, ieri con fondo asfaltato ed oggi ritornata a essere ancora più attraente e più naturale con un bianco sterrato che ti accompagna, dopo cinque km di costante ascesa, alla vetta e poi a scendere nella vallata di Lutirano. Ultimo sforzo per scavallare l'ultima asperità per fare ritorno alla base, con la breve salita della Collina. Percorsi: 53 km Dislivello:1645 mt .

venerdì 28 giugno 2013

Lento girovagare...

 
Il percorso Samoggia – Cima Trebbio ha inizio a Santa Lucia di Faenza, piccolo borgo a 4 km da Faenza: la strada ha una carreggiata non troppo larga ma è ben asfaltata grazie al passaggio nel 2008 del Giro d’Italia e si snoda in mezzo ad ampi frutteti.  Passato il piccolo Borgo (segnaliamo il Ristorante Manueli, cucina tipica romagnola) si pedala su piacevoli saliscendi fino ad incrociare al Km 6 a dx la salita della temuta Pietramora, proseguiamo fino a che sulla sx troviamo la deviazione per Monte Paolo (sterrato – bellisimo percorso di MTB) che da inizio alla vera scalata alla Samoggia. Sono 4 i km dell’ascesa con pendenze vicine al 10 % e con una media del 7,7%, ma è soprattutto il primo km e mezzo che spacca le gambe con le sue interminabili pendenze al 15%. La chiesetta, posta sul lato opposto della carreggiata, delimita la fine di questo tratto durissimo e ci regala un vista incantevole di tutta la pianura forlivese e nelle giornate più limpide anche quella della costa adriatica. Sulla vetta  posta a quota 413 mt la strada spiana regalando al ciclista quel sospirato relax muscolare: ci aspettano ora 8,5 chilometri sul crinale caratterizzati da lunghi e amabili saliscendi e anche qualche impegnativo strappo lungo. Ma il percorso è un vero e proprio immergersi nel silenzio e nella natura…. ripaga indubbiamente lo sforzo. L’ultimo tratto ci conduce fino a Cima Trebbio, il punto più alto a quota 574 mt, e dove si può optare di scendere a Modigliana, proseguire il crinale fino a Monte Chioda oppure scendere in direzione Dovadola. Lunghezza: km 18,5 - Dislivello: 436 mt
Fonte: www.appenninoromagnolo.it/itineraribici/

Il cannibale


Sorafurcia

Quota finale: 1.759 mt
Lunghezza. 9.1 km
Dislivello: 754 mt
Pend. media: 6,1

Una salita impegnativa e conosciuta al popolo cicloturistico per i vari passaggi del GIRO: per conquistarla ci attendono i 9 km del Sorafurcia che sorge sulle pendici della montagna di casa, il Plan de Corones. Da Valdaora di Mezzo 1046 mt (BZ),  a pochi chilometri da Brunico, si sale leggermente tra i prati sino al ponte sul Rio Furcia, poi si imbocca un impegnativo rettilineo che giunge fino alla partenza della funivia del Plan de Corones; si affrontano 3 ripidi tornanti tra i prati con splendida vista della conca di Valdaora e della valle di Anterselva. Con un tratto di facile ascesa si arriva a Sorafurcia (1344m), frazione situata in posizione panoramica a mezza costa; dopo il paese si incontrano una breve galleria artificiale ed un corto tratto di leggera discesa, poi si attraversa un ponticello riprendendo a salire con 4 ripidi tornanti.Un rettilineo in moderata ascesa presso la partenza della seggiovia (1526m) introduce il tratto ripido finale: dopo un ponticello a quota 1600m si affrontano due tornanti e si percorre un durissimo tratto in costa nel bosco fino al valico (Ristoro) posto a 1789 mt.




giovedì 27 giugno 2013

Sabato 29 giugno

Ritrovo: Bar Briko Lugo ore 7,30
Percorso: 115 km
Dislivello: 1.195 mt
Sosta: Rocca San Cassiano
 
Ultimo appuntamento prima dell'evento annuale che ci vedrà protagonisti in Val Pusteria e pertanto progettiamo un percorso MEDIO con salite mediamente lunghe ma pedalabili, quali sono il Monte Bello o Chioda ed infine il Monte Trebbio dal versante forlivese di Casone. Il ritorno lo effettueremo naturalmente fuori dalle rotte del traffico intenso automobilistico offerto dalla SP Modiglianese e che si snoderà lungo i fantastici 10 km di crinale che ci porteranno prima fino a cima Samoggia e poi a Faenza via Santa Lucia.

Festa Artusiana



La festa si svolge tutte le sere dalle 19.00 alle 24.00 in questi ultimi giorni di giugno, nelle vie e nelle piazze attorno alla Rocca di Forlimpopoli rendendo così omaggio ad uno dei suoi figli più illustri: Pellegrino Artusi, il "Garibaldi" della cucina, colui che ha unificato l'Italia gastronomica. Il centro storico, su cui domina la bella Rocca trecentesca, si trasforma in “Artusopoli” una "città da assaggiare", dove è possibile gustare i prodotti tipici del territorio e con il ristorante "Casa Artusi" e i ristoratori locali, le ricette del manuale. Le vie cittadine si trasformano in percorsi golosi a tema. La cucina e l'ottocento sono il tema dominante anche degli spettacoli che, oltre a quelli previsti nell’”Arena Champagne" e, per i bambini, nel "Parco delle meraviglie", vengono effettuati gratuitamente ogni sera lungo le vie e le piazze con improvvisazioni da strada, musicisti, saltimbanchi e giocolieri itineranti. Durante la manifestazione vengono organizzate mostre, dibattiti, convegni, laboratori del gusto, concorsi e manifestazioni culturali varie, anche in collaborazione con altri paesi europei di grandi tradizioni gastronomiche. Annualmente vengono assegnati i premi Artusi: ad un grande chef di fama internazionale e a chi ha fatto della lotta alla fame e alla denutrizione una ragione di impegno quotidiano. Per inf. Uff. Cultura del Comune tel. 0543 749234-www.pellegrinoartusi.it

mercoledì 26 giugno 2013

Aglio di Voghera

Sapore autentico della tradizione, l’Aglio di Voghiera Dop vanta un profondo legame con il territorio d’origine e le genti che lo abitano. E’ coltivato da secoli nella fertile Pianura Padana Ferrarese, ecosistema dalle condizioni climatiche peculiari da sempre vocato alla produzione di aglio. Fin dall’epoca degli Estensi, infatti, signori di Ferrara dal 1288 al 1598, l’area dell’antica Voghenza, oggi Voghiera, è destinata alla coltivazione di piante da orto, erbe aromatiche e soprattutto aglio. Dopo la fine della dominazione estense, illustri proprietari della zona che avevano apprezzato il valore e la qualità di queste fertili terre, un tempo situate lungo il corso del fiume Po, hanno portato avanti la coltivazione dell’aglio che si è mantenuta fino ai nostri giorni. Di colore bianco luminoso e uniforme, raramente striato di rosa, il bulbo dell’Aglio di Voghiera Dop è di grossa pezzatura e ha una forma rotondeggiante, leggermente appiattita nel punto in cui si inserisce l’apparato radicale. L’aglio non nasce dai semi prodotti dallo stelo floreale bensì, per via vegetativa, dai bulbilli interrati. Ogni anno, infatti, tra settembre e novembre, i migliori bulbilli di Aglio di Voghiera Dop della coltura precedente vengono selezionati manualmente e piantati. Solo i bulbilli più carnosi, sani e uniformi, opportunamente scaldati tra i 25°C e 35°C (da 8 a 10 ore) per eliminarne l’umidità, sono utilizzati per la riproduzione, e in media occorrono da 600 a 1300 kg di bulbilli per ogni ettaro di terreno. La maturazione avviene tra i primi giorni di giugno e gli ultimi di luglio, quando si effettua la raccolta. Bulbi e steli, tradizionalmente lavorati a mano, sono fatti essiccare e successivamente confezionati in vari formati.

Circolare dolomitico

La pista ciclabile della Val Pusteria è chiamata PusterBike e si articola su un tracciato di circa 40 km (da Rio Punteria a Sesto), a tratti lungo le rive del fiume Rienza. Un itinerario dal carattere naturale e storico con prati e pascoli verdeggianti nella incantevole Val Pusteria. Il nostro percorso ha inizio da San Candido e dopo aver attraversato Dobbiaco, prosegue lungo la Ciclabile della Val Pusteria, giungendo fino a Villabassa e Monguelfo, in seguito si prosegue per Valdaora: le quattro frazioni (Valdaora di Sopra, Valdaora di Mezzo, Valdaora di Sotto e Sorafurcia) invitano a una sosta, ma non è tempo perché ci attende i 9k del Sorafurcia che sorge sulle pendici della montagna di casa, il Plan de Corones. Da Valdaora di Mezzo (1046 mt) si sale leggermente tra i prati sino al ponte sul Rio Furcia, poi si imbocca un impegnativo rettilineo che giunge fino alla partenza della funivia del Plan de Corones; si affrontano 3 ripidi tornanti tra i prati con splendida vista della conca di Valdaora e della valle di Anterselva. Con un tratto di facile ascesa si arriva a Sorafurcia (1344m), frazione situata in posizione panoramica a mezza costa; dopo il paese si incontrano una breve galleria artificiale ed un corto tratto di leggera discesa, poi si attraversa un ponticello riprendendo a salire con 4 ripidi tornanti.Un rettilineo in moderata ascesa presso la partenza della seggiovia (1526m) introduce il tratto ripido finale: dopo un ponticello a quota 1600m si affrontano due tornanti e si percorre un durissimo tratto in costa nel bosco fino al valico (Ristoro) posto a 1789 mt. Si scende per 12 km in direzione del paese ladino di San Vigilio di Marebbe (km 8) e giunti sulla statale della Val Badia SS 242, località Longeda, la risaliamo pedalando per 18 interminabili km con un dislivello di 438 mt, fino a transitare nel rinomato crocevia dolomitico che è il paese di La Villa (1416 mt). La Villa non ha molto in comune con i paesi di fondovalle, solitamente chiusi tra le montagne e ombreggiati. Il punto di partenza già lascia intuire i grandi spazi di cui è generosa la salita al Passo di Valparola con cui si oltrepassano i confini di regione e di lingua. Appena partiti dopo un breve tratto, con pendenze intorno all'8%, la strada volge verso il Passo puntando verso l'anfiteatro di cime dolomitiche che stringono il Valparola. Il percorso diventa più morbido, si raggiunge il paese di San Cassiano sfiorando l'area del Parco Naturale di Fanes-Sennes-Braies e dopo tredici chilometri in totale, si valica il Passo (2192 mt), da cui si può agevolmente scendere al Passo Falzarego, ai piedi delle Tofane. Per quanto riguarda la sola ascesa al Valparola particolarmente severo sono gli ultimi 5 km che salgono al 9% ed oltre di pendenza, ma comunque per tutto il tratto dopo località Armentarola (1610) la pendenza media non scende mai sotto il 7%. Pochi tornanti, ma anche poco trafficato il percorso. Si scende per 16 km in direzione della Perla delle Dolomiti, Cortina d’Ampezzo, transitando per le località di Cinque Torri e Pocol: sosta d’obbligo per pedalare lungo Corso Italia, il cuore Vip della cittadina. Ultima fatica della giornata l’ascesa a CimaBanche 1529 mt (confine Veneto -Trentino) pedalando per 15 km, 381 mt dislivello, sulla Strada Statale 51 d’Alemagna, quella che attraversa la località di Fanes e Ospitale con pendenze costanti e facilmente affrontabili. Il piccolo crocevia di Carbonin e in discesa per 20 km lungo la vergine Valle di Landro fino a Dobbiaco e all’arrivo del circolare posto a San Candido.

martedì 25 giugno 2013

Peter Sagan parcheggia la sua bici

Riserva Naturale "Alpe della Luna"

La Riserva protegge una parte della dorsale appenninica compresa tra Badia Tedalda e Sansepolcro, conosciuta con il nome di Alpe della Luna. Questa lunga dorsale comprende una serie di rilievi ad andamento nord-ovest sud-est, culminanti con il Monte dei Frati (m 1.453) e con il Monte Maggiore (1.384 m), che segnano rispettivamente il confine occidentale e orientale dell’area protetta. Insieme al Monte Sodo Pulito (1.225 m), sua naturale prosecuzione verso sud-est, l’Alpe della Luna fa da spartiacque tra l’alta valle del Tevere, nel versante tirrenico, e quella del fiume Marecchia, nel versante adriatico. L’area, in buona parte di proprietà pubblica, è confinante con l’omonima Oasi di Protezione faunistica, che amplia in modo consistente il territorio destinato alla conservazione delle specie animali. Dai pendii settentrionali della dorsale si origina il torrente Presalino, affluente del Presale, che si getta nel fiume Marecchia poco dopo aver attraversato il paese di Badia Tedalda. Il versante meridionale è invece solcato dagli affluenti del torrente Afra e dal Fosso di Stianta, tributari del Tevere. Il Fosso di Moscheto, uno degli affluenti dell’Afra, segna il confine meridionale della Riserva. L’area protetta racchiude un territorio prevalentemente boscato, nel quale si susseguono cerrete, faggete e interessanti boschi misti. Caratterizzano il paesaggio anche alcune aree prative, punteggiate da piccoli insediamenti storici come Monterano e Montelabreve, quest’ultimo esistente già nel XIII sec., a cui si aggiungono numerosi sparsi edifici rurali, testimonianze di un passato in cui l’Alpe era senz’altro molto più affollata di oggi. La Spinella, Montagna, Pian della Capanna e altri edifici oggi inghiottiti dalla vegetazione sono stati protagonisti della lotta partigiana, fungendo da luoghi di rifugio e di ritrovo. Oggi, percorrendo il crinale e le radure che si aprono nella zona di Monterano, la vista spazia sul territorio di Badia Tedalda e su buona parte della Valmarecchia, dal Montebotolino fino alle inconfondibili sagome del Sasso di Simone e del Simoncello.

lunedì 24 giugno 2013

Formaggio romagnolo

Il Raviggiolo è un caratteristico formaggio fresco a pasta bianca ottenuto dalla cagliatura di latte vaccino crudo, latte bovino, raramente ovi-caprino, di provenienza locale. Da sempre la cagliatura è effettuata subito dopo la mungitura, Si lascia raffreddare di qualche grado il latte appena munto aggiungendovi caglio. La massa ottenuta viene scolata senza rompere la cagliata, salata in superficie e avvolta in foglie di felce, di fico o di cavolo, utili a far meglio scolare il serio e capaci di donargli un sapore particolare.  Il Raviggiolo si presenta in forme rotondeggianti, di altezza variabile tra i 3 e i 4 cm. Con pasta morbida e tenera dal gusto delicato e dolce, ha pochissimo sale, si mangia fresco o, come diceva Pellegrino Artusi, come ripieno ai cappelletti!  Il Raviggiolo è diverso da ogni altro formaggio perché è a latte crudo ma va consumato al più tardi entro cinque giorni dalla caseificazione. L’area di produzione è limitata all’Appennino romagnolo tra la valle del Savio e quella del Tramazzo.
Fonte: www.mitidiromagna.it

domenica 23 giugno 2013

Last "heroes"

Eccoli i nostri tre friends, rispettivamente il Ragioniere, Luis Fabiano e Pinazz, consacrati HEROES alla HERO Sud Tyrol Sellaronda maratona Extreme MTB, per aver completato nel tempo utile l'insidioso percorso di ben 90 km / disl. 4.400 mt. Fantastici!!.
Un plauso da tutta la tribù Ad Maiora Bike per questa nuova, incredibile EXPERIENCE che è stata ancor più resa impegnativa per le condizioni meteo avverse sul percorso.
Ora vi meritate il dovuto relax dopo intensi mesi di preparazione finalizzati a raggiungere questo obiettivo.

venerdì 21 giugno 2013

Aceto o nettare?

Con calma, con arte: così nasce l'Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia.  Secondo le parole degli specialisti, "l'Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia si ottiene dalla fermentazione zuccherina e ossidazione acetica di mosto d'uva cotto proveniente dalla pigiatura delle uve prodotte nel territorio della provincia di Reggio Emilia". In pratica, l'uva viene pigiata e messa nei tini. Appena le vinacce e i raspi affiorano, il mosto viene spillato, filtrato e cotto a fuoco lento. Successivamente viene conservato in contenitori dove, con il primo caldo, inizia la fermentazione acetica che trasforma gli zuccheri in alcool. Raggiunta una gradazione alcolica di 6/7 gradi vengono aggiunte colonie di aceto batteri che favoriscono l'ossidazione acetica. In questo modo si prepara la base che verrà utilizzata per riempire le botticelle di legni diversi che, nel lungo periodo di affinamento, conferiscono all'Aceto Balsamico le sue straordinarie caratteristiche. Ogni legno aggiunge una nota particolare: il castagno, carico di tannini, contribuisce al tipico colore scuro; il ciliegio ne addolcisce il sapore; il gelso lo concentra più rapidamente; il ginepro lo aromatizza con la forza delle sue essenze resinose; e il rovere, usato generalmente per le botticelle più piccole, dà il tocco finale, da maestro. Legni diversi e botticelle di volta in volta più piccole, per dare stabilità e intensità di profumo all'Aceto Balsamico. Il numero di botticelle arriva, in certi casi, fino a 20, sempre più piccole, dai 100 litri della botte più grande che contiene il mosto cotto fino ai 10 litri della botticella più piccola da cui si estrae il prezioso risultato di questa catena di attenzioni e di sapori.
I locali più adatti per la maturazione e l'invecchiamento dell'Aceto Balsamico secondo il sistema tradizionale sono i sottotetti e i solai, più esposti alle variazioni termiche stagionali. Durante il periodo di invecchiamento un'operazione fondamentale è il rincalzo, che si effettua ogni anno per ripristinare il livello iniziale, ridottosi a causa della evaporazione travasando l'aceto dalla botte più grande a quella successiva un po' più piccola. In questo giocano la sensibilità, l'esperienza, il naso e il palato del maestro acetaio, che deve analizzare la complessità di sapori e profumi di ogni diversa botte, valutarne il grado di maturazione raggiunto col rincalzo nella botte più grande e per rinnovarne le caratteristiche con aceto più giovane. Il risultato viene poi sottoposto alla verifica organolettica da parte di maestri assaggiatori gestiti dall'organo di certificazione, che stabiliscono se può chiamarsi Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia.

giovedì 20 giugno 2013

Ride around Passo Resia

Il nostro friends Alfredo ci propone una nuova e differente avventura cicloturistica, tracciata nelle Alpi Atesine, da compiersi in due giorni nel basso Tirolo austriaco e italiano, ma leggete bene cosa ci scrive:
OK e' tutto pronto, il percorso e' stato tracciato da Giorgio Murari ideatore della Verona-Resia-Verona, una garanzia. Partenza sabato 20 Luglio ore 11 si parte da Resia in direzione Lasa-Merano-Bolzano e risalita verso il P.so Brennero transitando da Velturno quindi, oltrepassato il confine, discesa verso il controllo/dormitorio di Innsbruck ( http://www.campingplatz-innsbruck.at/). Il mattino successivo si percorre la facile ciclabile verso Imst poi Landeck e risalita al P.so Resia dove si concludera' il ns. tour di km 380 con un dsl di mt. 4.000.
NOTE: percorso abbordabile da dividere in 2 tappe con panorami straordinari da gustare a velocita' cicloturistica/contemplativa. Chiunque fosse interessato, puo' contattarmi a questa e-mail oppure al 3398728362, ho gia' prenotato alcune camere a Resia  http://www.edelweiss-reschen.it/ per la notte precedente alla partenza.

mercoledì 19 giugno 2013

Sabato 22 giugno

Ritrovo: Bar Briko Lugo ore 7,30
Percorso: 112 km
Dislivello: 950 mt
Sosta: Monte Colombo

Un circolare da pedalare con un buon ritmo fino a Dovadola dove ci attende la salita diretta al Monte Maggiore; giunti sulla vetta proseguiremo verso il Monte Colombo in quella splendida cornice che ci snoda sul crinale fino al bivio Baccanelli. Da questo punto si riprende il percorso programmato, in direzione Marsignano e San Cristoforo per fare ritorno in pianura via Vecchiazzano, Faenza.

martedì 18 giugno 2013

Monte Maggiore

Partenza: Dovadola (FC)
Lunghezza 5,4 km
Dislivello 315 mt
Pendenza media 5,7 %
Pendenza max 14,2 %

Una versante nascosto o meglio... viene messo in secondo piano rispetto alla più frequentata ascesa al Monte Maggiore, via Pieve Salutare, sebbene anch'essa molto interessante e da affrontare con la giusta grinta ciclistica e la consapevolezza del suo grado di difficoltà. Un percorso double-face, molto ombreggiato, che ha inizio dal centro della piccola cittadina collinare di Dovadola e che per la prima metà si presenta con pendenze medie e piacevoli e che trasportano il ciclista ad a crescere involontariamente i ritmi del pedalare, ma poi si trasforma negli ultimi 2 km imponendo severe percentuali medie al 10% , prima di giungere al falsopiano che conduce alla cima più estrema (444 mt).
Si può proseguire scendendo dal versante opposto o in direzione Baccanelli - Pieve Salutare oppure verso Monte Colombo - Rocca San Cassiano; splendido il giro circolare che in cresta appenninica consente di chiudere il cerchio dei tre punti elencati.

Abbazia di Sant'Andrea - Dovadola

L'abbazia risale all'XI secolo ed è costruita nel punto in cui sorgeva anticamente l'Abbazia fondata dai monaci cluniacensi. La Badia ha una facciata in stile romanico, al suo interno è custodito il sarcofago di Benedetta Bianchi Porro, giovane laica nata a Dovadola nel 1936, in concetto di santità dal 23 gennaio del 1964. L'Abbazia di S. Andrea è meta di pellegrinaggi di fedeli, che da ogni parte d'Italia si recano a rendere onore a Benedetta.
Il Sarcofago con le spoglie mortali di Benedetta Bianchi Porro, in bronzo e cotto, è opera del faentino Angelo Biancini. La giovane è rappresentata in dimensioni naturali, in atteggiamento devoto con le mani incrociate sul petto, ai piedi un cuscino a forma di tartaruga che rappresenta la lentezza fisica della Venerabile. L'Abbazia è circondata da un parco ricco di piante secolari (abeti, ippocastani e tigli), appartenente all'omonima Villa, che fu sede dell'antico monastero dei monaci cluniacensi, proprietà per trecento anni della famiglia Blanc Tassinari, già proprietari anche del Castello.

domenica 16 giugno 2013

Va dove ti porta il cuore...

Oggi la maggior parte dell'atto cicloturistico, in generis, è indirizzato verso una azione "all-inclusive", tutto compreso - tutto organizzato..... raduni, manifestazioni GranFondistiche, escursioni fuoriporta, ove il partecipante non deve fare altro che partecipare e pedalare, una palestra all'aria aperta: meglio così penseranno i tanti, ma forse-forse non tutti!. Il tempo scandisce anche qui ritmi e scelte di come interpretare la bicicletta, ma per coloro che del mezzo a pedali ne fanno anche un tramite per staccarsi dalla quotidianità, dove tutto ci viene quasi sempre pre-organizzato, esiste un differente indirizzo finalizzato a trascorrere momenti fuori da questa logica, sublimi e assolutamente poco ripetitivi, interpretando l'esperienza pedalatoria con un vero spirito escursionistico, voglia di conoscere,  qualcosa da gustare fino all'ultima goccia, improvvisando e scandendo tempi e modi a proprio piacimento.
Ieri (sabato), il percorso che ci ha condotto fino al Santuario della Verna, facendo ritorno dal versante dell'Alpe della Luna è stata l'ennesima concretizzazione del "pensiero a pedali" Ad Maiora Bike, centrando l'obiettivo e il senso dell'escursione. Un grazie a tutti gli amici che hanno condiviso gli emozionanti momenti nel luogo sacro francescano e le bellezze del panorama casentinese, le fatiche acutizzate dal caldo intenso e per l'impegnativo percorso, gli imprevisti successi e la gioia finale per avere concluso un'altra avventura insieme.

Percorsi km 130 / Dislivello mt. 2.754 / Ore pedalate: 7,38

giovedì 13 giugno 2013

Pratieghi

Pratieghi: 857 Mt. s.l.m piccolo paese, immerso nel verde dell'Appennino tosco-romagnolo, bagnato dalle prime acque del fiume Marecchia e reso affascinante dal misterioso Taxus baccata. Centro storico notevole, Pratieghi è citato nel 1256 come Castrum con torri. Niente rimane dell'antico castello ce nel 1490 passò dalla giurisdizione dei Conti di Montedoglio alla Repubblica Fiorentina. Dal 1774 Pratieghi fa parte del Comune di Badia Tedalda. La Pieve di S.Maria, esiste già dal 1489, è stata nel tempo notevolmente modificata. Al suo interno, il Fonte Battesimale del 1566, i registri parrocchiali dei battesimi a partire dal 1595, dei matrimoni a partire dal 1594, dei morti partire dal 1594. Per chi ama passeggiare all'aria aperta è d'obbligo una tranquilla escursione alle Sorgenti del fiume Marecchia a poca distanza dal paese di Pratieghi. Da non perdere un affascinante percorso all'interno dell'Area Naturale Protetta di interesse locale, alla scoperta del TASSO (Taxus baccata) , antica e misteriosa pianta sempreverde, nota nella zona come "Albero della morte" o "Nasso", avvolta da mille leggende e curiosità tutte da svelare. Ma che in effetti è riconducibile nelle sue foglie (aghi) e semi che contengo no un principio amaro (Taxina) velenoso per l’uomo e animali.

Passo dei Mandrioli

distanza: 12 km
partenza: Bagno di Romagna (FC)
altezza alla partenza: 500 mt
altezza finale: 1173 mt
dislivello: 673 mt
percentuale media di salita: 5.6 %
percentuale massima in salita: 8.6 %
Il valico collega la valle del romagnolo fiume Savio con il Casentino e la valle dell'Arno mediante una strada asfaltata la cui costruzione è stata effettuata negli anni 1870/1882. Poco dopo il paese di Bagno di Romagna, si lascia a sinistra la strada asfaltata per il Valico di Montecoronaro (853m) e la valle del Tevere; dopo un breve tratto facile si attraversa il torrente Becca e si comincia a salire con pendenze sensibili e costanti tra pareti rocciose.
Dopo l'impressionante tratto denominato "Le Scalacce" in mezzo a formazioni rocciose molto caratteristiche e di grande interesse geologico si superano una casa cantoniera in rovina ed il villaggio di Ravenna Montana (917m).
Si entra nel tratto conclusivo in un fitto bosco composto da alberi e si prosegue con strada tortuosa e pendenze costantemente impegnative fino a raggiungere il passo. La lunga discesa si conclude nel versante opposto a Badia Prataglia.

mercoledì 12 giugno 2013

Sabato 15 giugno

Circolare della Verna
Ritrovo: Bar Biko Lugo ore 7,15
Partenza: Bagno di Romagna ore 8.30 (Parcheggio Stadio)
Distanza: 106 km

Dislivello: 2.412 mt
Soste programmate (2): La Verna / Balze
Trasporto: auto propria
Requisiti: base di allenamento sportivo rapportato al percorso.
 



 Una nuova esperienza, un inedito e appassionante circolare escursionistico, con partenza e arrivo a Bagno di Romagna, per tutti coloro che non hanno mai visitato il soave luogo di fede e preghiera, di devozione a San Francesco, quale è LA VERNA e il suo santuario immerso in boschi di faggio ed abete, transitando precedentemente dal Passo Mandrioli e Badia Prataglia. Il santuario della Verna si trova sull'Appennino Toscano tra le valli dell'Arno e del Tevere, in posizione strategica tra Casentino e Valtiberina. Altezza: m. 960 s.l.m. Il ritorno sarà altrettanto splendido, interessantissimo e mappato sulle strade che da Pieve S.Stefano salgono dall’Alpe della Luna fino alle Balze del Verghereto e per i più arditi fino alla cima del Monte Fumaiolo.
Un percorso impegnativo per il dislivello metrico espresso e che richiede di conseguenza un buon livello di preparazione sportiva. E' prevista una giornata meteo, serena e con temperature estive (30°).
Km 106 – 2.412 mt dislivello.
Documento: descrizione percorso (Verna.pdf)

martedì 11 giugno 2013

Pedalare con un animo pellegrino

La Via Francigena fa parte degli itinerari appartenenti alla storia. È una via maestra che permetteva in passato migliaia di pellegrini di raggiungere le tre principali mete religiose cristiane dell'epoca medievale: Santiago de Compostela, Roma e Gerusalemme. Una è quella utilizzata dai pellegrini che vanno e vengono dal Cammino di Santiago, dalla Spagna e dal sud della Francia: entrando dal Passo del Monginevro si percorre la Val di Susa e passati per Torino si arriva a Vercelli. L'altra è la strada che percorrono i pellegrini che vengono dal nord della Francia e dall'Inghilterra e passando dal Passo del Gran S. Bernardo e Aosta arrivano anch'essi a Vercelli. Da lì la strada diventa una e si sviluppa lungo l'itinerario che passa da Pavia, Piacenza, Fidenza, Passo della Cisa, Pontemoli, Lucca, Siena, Bolsena, Viterbo, Roma.  Lungo il corso della via Francigena, l'intenso afflusso di pellegrini e commercianti determinò quindi la costruzione di ospizi di accoglienza, borghi, monasteri e castelli che, mantenuti intatti fino a oggi, permettono di ammirare interessanti esempi di architettura romanica. Il nostro amico-pellegrino Giorgio Bertini ha appena fatto ritorno dal percorrere la Via  Francigena partendo da Fidenza, naturalmente in bicicletta, e a varie tappe è giunto fino a Roma.
Condividiamo con la tribù il suo cicloracconto di viaggio (La mia Francigena.pdf), certamente un utile ed interessante documento informativo per chi volesse intraprendere questa esperienza.
Grazie e... bravo Giorgio!!


domenica 9 giugno 2013

Battista Babini, che mito!!!

Ottimo dilettante, capace di distinguersi sul passo ed a proprio agio anche in salita, riuscì a passare professionista molto presto, alla fine del 1961, al Trofeo Baracchi, dove in coppia col coetaneo Giacomo Fornoni, campione olimpico nella 100 km a squadre, fu autore di una prova maiuscola: i due finirono secondi, ad oltre 47 di media, dietro la coppia Baldini-Velly. Dopo una grigia stagione in seno alla Molteni nel 1962, passò alla Salvarani l'anno successivo, voluto proprio dal "nocchiero" di quella celebre formazione: l'imolese Luciano Pezzi. L'esordio di Battista con la nuova maglia fu subito degno del botto, in quanto colse la vittoria nell'allora classica Sassari Cagliari. Anche il resto della stagione fu positivo in quanto ricco di buoni piazzamenti. Di nota il suo 2° posto nella tappa di Gorizia al Giro d'Italia, a pochi secondi dal vincitore Vendramino Bariviera. Nel 1964, con l'arrivo di Adorni in seno alla Salvarani, Babini assunse il ruolo di ottima pedina di squadra, continuando a cogliere, in qualche giornata di libertà, significativi piazzamenti, come ad esempio nella tappa di Orleans, al Tour de France, dove fu bruciato allo sprint dall'ex iridato Jean Stablinski. In quel Tour, Battista, fu più che discreto anche nel piazzamento finale: 25°. Nel '65, dopo aver chiuso con la solita capacità nel gioco di squadra il Giro d'Italia, mentre si apprestava a partecipare al Tour, fu colto da un attacco di paratifo che lo bloccò e al suo posto la Salvarani schierò Felice Gimondi che poi vinse la "Grande Boucle"! Babini, dopo il problema fisico che gli impedì quella importante partecipazione, non ritrovò più il colpo di pedale di un tempo e, nel 1966, a soli ventisette anni, abbandonò l'attività agonistica.
Ma ora invitato d'onore a Parigi tra gli eroi della Gran B0ucle. Grande Battistone!!!
Fonte: www.museociclismo.it 

Nemo propheta in patria (sua)

Il terzo fine settimana di luglio a Parigi si ritroveranno i “professori” più illustri in materia, infatti - per l’edizione dei 100 anni – gli organizzatori del Tour de France hanno invitato tutti gli ex corridori che hanno concluso almeno una volta la Grande Boucle. Li hanno chiamati Geants du Tour e solo in Italia ne hanno censiti 360 mentre in Romagna, statistiche alla mano, sono in 19 gli ‘aventi diritto’. Per loro ci sarà una festa sabato 20 luglio al velodromo Anquetil mentre il giorno seguente potranno assistere alla conclusione del Tour da un’apposita tribuna sugli Champs Elysées. 
Ecco la lista dei romagnoli capitanati dal nonno Gilberto Dall’Agata (83 anni), il leggendario Ercole Baldini, Arnaldo Pambianco, i due lughesi Giancarlo Ferretti (68° nel ‘67 e 43° nel ‘69) e Babini Battista (1964 ; 25°), il cesenate Franco Magnani e l’imolese Luigi Sarti, Gilberto Vendemiati (70° nel ‘65), Guido Neri, negli anni ‘70 e negli ’80 Giovanni Cavalcanti, Alfio Vandi e Glauco Santoni, il solarolese Davide Cassani (sei edizioni concluse e la singolarità di un ultimo posto in un tappone alpino nel ‘93 con indosso la maglia a pois), del cesenate Marcello Siboni (dalla Carrera alla Mercatone Uno sempre al servizio di Pantani), dell’altro solarolese Fabiano Fontanelli (72° nel ‘98 nel Tour del Pirata) e del faentino Alain Turicchia (74° nel ‘98). Due i vincitori di tappa. Il primo è Roberto Conti (otto edizioni per lui), che entra nel mito nel ‘94 (anno in cui chiude sesto in maglia Lampre) all’Alpe d’Huez, il secondo è il fusignanese Gian Paolo Mondini ( Futurscope) 1999 . Non ci saranno se non nella memoria i campionissimi, Mario Vicini (secondo nel ‘37 e 38), Glauco Servadei (due tappe nel ‘38) e Aldo Ronconi (una tappa, due giorni in giallo e vincitore morale nel ‘47), ed infine il più grande (8 tappe e il Tour del ‘98): Marco Pantani. 

venerdì 7 giugno 2013

Sagra della cozza

14, 15, 16 giugno 2013
Ogni anno all'inizio di giugno si svolge nel suggestivo porto peschereccio di Goro (FE), la tradizionale fiera dedicata al Santo Patrono e contemporaneamente si svolge la Sagra della Cozza. In questa occasione si tiene la storica processione della statua del Santo Protettore, a partire dalla piazza del paese lungo le vie addobbate di archi fioriti, accompagnata dalle bande locali, fino ad essere imbarcata sui pescherecci per collocarla su un capitello di una briccola nella Sacca di Goro a protezione dei pescatori. Al rientro, degustazione di prodotti di fiume e di mare pescati dai locali, animazione per bambini, spettacolo pirotecnico. Processione in mare con barche che ospitano gratuitamente i turisti. Stand gastronomico con specialità tipiche marinare.

giovedì 6 giugno 2013

La "Ercole Baldini" 2013

Domenica 9 giugno, ultima prova del Circuito Romagnolo, con la GFondo cicloturistica “Ercole Baldini” organizzata dal GSC Massese; La Manifestazione si articola su 3 percorsi di km: 142 - 110 – 60 con partenza da Massalombarda (RA) con metodo "alla Francese" dalle ore 6.30 alle ore 7.30 e per il percorso corto fino alle ore 08.30. Nessuna novità al percorso GF rispetto alla edizione 2012 e che vedrà i cicloturisti impegnati sui Colli del Poggiolo, San Ruffillo, Maddalena, Gesso, Tre Monti, prima della pedalata “piatta” fino all’arrivo a Massalombarda e al meritato ristoro.
Prescrizione obbligatoria / 7 euro-

Molto originale....


Bacheca escursione

Sabato 8 giugno
Ritrovo: Bar Briko Lugo ore 8
Percorso: 106 km
Dislivello: 998 mt

Un weekend cicloturistico dal "motiv" all'insegna del relax pedalatorio (mica tanto...) dopo le impegnative escursioni toscane, e tracciato su strade locali ; una classica ... con ascesa al Prugno e ridiscesa a Casola Valsenio, via San Ruffillo, e poi a seguire la mitica e sempre temuta salita al Monte Poggiolo. Si fa ritorno a Lugo percorrendo i 10 km di tutta la Val Fusa transitando per Zattaglia.

mercoledì 5 giugno 2013

Col du Sanetsch

Altezza finale: 2.252 mt
Distanza: 25.7 km
Dislivello: 1.770 mt
Nel bagaglio d’esperienza di ogni ciclista vi sono salite che, vuoi per bellezza o per difficoltà, non si dimenticano facilmente: uno di questi è per noi il Col du Sanetsch. Il Colle del Sanetsch è un valico alpino collocato nelle Alpi Bernesi nel Canton Vallese. Collega Sion nel Canton Vallese alla diga del Sanetsch, da dove è possibile raggiungere Gsteig nel Canton Berna, soltanto tramite una funivia o a piedi. L'intero percorso è in complessivo superbo. Il Col du Sanetsch ha una lunghezza di 25.9 km, ha il suo punto più alto a 2252 mt, la pendenza media è di 6.7%. Il percorso è molto lungo e difficile , il dislivello è elevato e le pendenze sono estremamente impegnative. L'inizio dell’ascesa da Sion attraversa paesaggi splendidi, tipicamente svizzeri, e vigneti. La metà della salita si pedala attraverso una luminosa foresta e rigogliose cascate, mentre la seconda parte è contraddistinta maggiormente da un paesaggio brullo alpino con una vista spettacolare in tutte le direzioni, tra cui il vicino ghiacciaio di Les Diablerets. Per gli appassionati di gallerie segnaliamo prima dello scollinamento, un tunnel buio (con qualche provvidenziale e luminosa finestra scavata nella roccia) e freddo di 800 metri e con fondo sterrato, ma che all’uscita sublima il cicloturista con una vista diretta sull’ampio giacciaio. Sulla vetta del Colle, a forma di sella (la strada poi scende alla diga… ), non vi è alcun cartello di segnalazione, la strada scende ripida per circa 5 Km per costeggiare il lago artificiale del Sanetsch e concludersi alla diga, dove sorge un posto ove ristorarsi; per chi volesse raggiungere Gsteig (1189m) nella valle della Sarine è possibile imbarcarsi - con bici al seguito - su una cabinovia di servizio (6 posti max) che effettua il servizio solo estivo.

martedì 4 giugno 2013

Jolanda di Savoia

Centro agricolo sviluppatosi con la grande bonifica ferrarese del XX secolo. Nelle sue fertili risaie cresce il tipico riso del Delta IGP. Originariamente il paese di Jolanda di Savoia era chiamato Le Venezie, il nome fu cambiato nel 1911 in occasione della visita di Vittorio Emanuele III, per onorare la figlia appena nata del sovrano. Jolanda di Savoia rientra in quella speciale area della provincia chiamata "Terra del Riso". Essa si affaccia nello scenario magico del Parco del Delta del Po (patrimonio UNESCO), le risaie sono la cornice dello spettacolare paesaggio ricco di canali, sentieri, oasi protette, flora e fauna uniche per qualità e quantità, mentre l'urbanistica è caratterizzata da grandi corti aperte, dalle file di piccole case dei braccianti e dagli inconfondibili edifici delle aziende risicole. La campagna che attornia il paese offre un paesaggio davvero unico: si tratta di un'insieme di terre che faticano a stare sul livello del mare; in località Due Magoghe c'è il luogo più basso di tutta l'Italia (quasi -4 m), riconosciuto dall'Istituto Geografico Militare.
http://www.ferraraterraeacqua.it/it/jolanda-di-savoia

lunedì 3 giugno 2013

Videochianti

Un sabato dal sapore ciclo-TURISTICO

Bisogna ammettere che le colline su cui sorge Siena non la rendono una città semplice da visitare in bicicletta, ma ci sono diversi tipi di itinerari da percorrere per ammirare una delle più belle città e campagne d'Italia riuscendo a districarsi tra le molteplici strade che appaiono e scompaiono ondeggiando tra cipressi, vigneti, poderi e vallate che si susseguono e che alla fine un po’ di confusione creano al ciclista ignaro. Una giornata in bicicletta in ed intorno a Siena, può essere un'esperienza indimenticabile: una full immersion quindi  nella natura , paesaggi di un'immensa bellezza ed infine … la città con il suo fascino storico, unico. Siena dunque dovrebbe essere l’inizio di ogni viaggio cicloturistico. Non è città piatta amica di ruote e pedali abituati alle nostre lande pianure sconfinate ma ugualmente l’altimetria senese, nervosetta e allegra, è altrettanto mai monotona e ricca di sorprese. Siena ha un centro storico interamente pedonalizzato e raggiunta Piazza del Campo, simbolo indiscusso di Siena, è poi facile arrivare a tutti gli altri monumenti più importanti (scansando con attenzione le migliaia di turisti sempre -presenti), come il Duomo e il Battistero. Ma Siena è un museo all'area aperta, quindi tutto merita attenzione !!!. E noi l'abbiamo fatto!!!!

domenica 2 giugno 2013

Tuscany dream

Per la stagione 2013 all'overture del primo maggio con il circolare della crocetta ha fatto seguito questa "prima" come trasferta dei friends. siamo andati nelle terre del gallo nero e del chianti docg e più precisamente nel borgo di Castelnuovo Berardenga per la cicloturistica Chianti classic. Sarà sicuramente un'uscita che ricorderemo volentieri in occasione della cena di fine anno. questo per molteplici motivi:
- i panorami mozzafiato di indiscussa, anche se già nota, bellezza che sempre appagano i nostri sensi;
- la calorosa e cordiale accoglienza degli amici della società bulletta bike che ottimamente hanno allestito il giro;
- la degustazione di prodotti e di piatti tipici locali durante la pedalata nei ristori preparati dagli organizzatori che nulla avevano da invidiare in qualità alle rinomate trattorie del posto (pane toscano con olio, panzanella, formaggi, finocchiona, pappa cotta... il tutto innaffiato con fiumi di chianti)
- ultimo ma non ultimo una giusta dose di sano agonismo tra i contendenti che ha caratterizzato l'ultima ascesa da Gaiole a Brolio eletto già dalla partenza come campo di battaglia. volutamente non vogliamo menzionare il vincitore sui pedali in quanto, nella realtà, il vero trionfatore è stato lo spirito di gruppo degli ad maiora friends che ha caratterizzato l'intero weekend toscano. (by daniele)